La triste vicenda degli opuscoli UNAR e l’accidentato percorso per una scuola laica e plurale in Italia

progetto UNARLa vicenda dei materiali didattici rivolti ad insegnanti di scuole primaria e secondaria inferiore e superiore per combattere le discriminazioni e, tra queste, l’omo-transfobia mi ha profondamente colpito e mi ha dato ulteriore prova di quanto la laicità sia un orizzonte lontano per la scuola pubblica in Italia. Riassumo brevemente i fatti.
Vengono lanciati in rete tre opuscoli realizzati dall’Istituto di terapia cognitivo-comportamentale A.T. Beck di Roma per conto dell’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), gratuitamente scaricabili, rivolti agli insegnanti dei tre diversi gradi scolastici. Si tratta di un progetto nazionale di ampio respiro che coinvolge anche il Ministero delle Pari Opportunità. Il quotidiano cattolico “Avvenire” solleva polemiche sul progetto, in particolare il fatto che gli opuscoli mirino a diffondere “l’ideologia del gender” tra i bambini e che facciano riferimento alla religione come uno dei fattori che possono generare l’omo-transfobia. Segue l’interpellanza di sette senatori, il passo indietro della ministra con delega alle pari opportunità e l’intervento del sottosegretario al MIUR che dice di non aver saputo nulla di questo progetto. Risultato? L’assegnazione della password per lo scaricamento degli opuscoli viene bloccata: ne ho fatto esperienza personale. La risposta alla mia richiesta è stata la seguente: “Siamo spiacenti nel non poter accogliere la richiesta essendo in corso degli approfondimenti con il Ministero dell’istruzione”. Diffondo immediatamente la notizia sui social media. Scopro che l’Istituto Beck ha emesso un comunicato ufficiale a difesa della correttezza e professionalità del suo operato mentre un lettore mi segnala l’articolo apparso sul sito dell’UAAR (Unione Atei Agnostici Razionalisti).
Che cosa mi ha colpito di questa vicenda? Da pedagogista, scienziato sociale e uomo gay – che ha fatto l’esperienza della discriminazione ed è aggiornato sulle conquiste sociali e istituzionali delle persone LGBT in Italia e nel mondo oltre che sugli studi scientifici su omosessualità e identità di genere – sono rimasto avvilito per la prepotenza dei poteri clericali e l’atteggiamento del tutto sorpreso e privo di punti di vista chiari e trasparenti delle autorità politiche e istituzionali italiane. Che una parte importante della politica tema le ritorsioni del Vaticano è noto: il senso di colpa trasmesso dai modelli culturali cattolici in cittadini che cattolici non si definiscono più ha ancora molta presa sulle coscienze e genera curiosi cortocircuiti a livello di opinione pubblica. Dio e famiglia, d’altra parte, sono un binomio inscindibile nella psiche di molti/e italiani/e: “tradire” il dettame religioso è equiparabile a tradire i legami di sangue e i propri genitori.
La battaglia del quotidiano “Avvenire” appare tipicamente anti-modernista e pregiudizialmente ideologica: lo rivelano il linguaggio e il tono degli articoli pubblicati tra il 13 e il 26 Febbraio intorno a tale questione. L’invettiva lanciata dagli autori ha il sapore della caccia alle streghe e della scomunica. L’impressione è che questi siano gli ultimi colpi di coda di un potere che ha i giorni contati e che sfrutta l’impianto istituzionale e mediatico nonché le alleanze politico-finanziarie per riconquistare un poco del terreno che ha ampiamente perduto in campo morale e sociale. Le argomentazioni dei giornalisti sono palesemente senza fondamento e così ridicolmente insostenibili se non dentro la logica dello “scontro di civiltà” e di ideologie contrapposte. La tanto nominata e vituperata “teoria del gender” non esiste: è un nemico creato dai sostenitori della mono-cultura famigliare sessista per giustificare una battaglia persa in partenza. Si tratta semplicemente di uno sfondo teorico che nasce dall’esperienza e dalla lotta per i diritti civili prima di tutto delle donne e poi delle persone gay, lesbiche, bisessuali e transgender dentro una profonda coscienza dei risvolti personali e sociali che tali diritti assumono per le persone coinvolte che non sono tutte – come si vorrebbe – “naturalmente” eterosessuali. D’altra parte, gli studi di genere non sono un’invenzione delle associazioni gay italiane e tantomeno risultano recenti: hanno già qualche decennio di storia alle spalle. Anche gli studi sul benessere psico-evolutivo dei bambini e delle bambine cresciuti nelle famiglie omogenitoriali hanno ottenuto ampio riconoscimento a livello scientifico.
Tornando alla questione politica ed educativa, qual è il mandato della scuola pubblica italiana? Io credo che debba essere luogo di ricerca onesta e sincera del bene comune e non di indottrinamento ideologico. Fornire agli alunni e alle alunne uno sguardo plurale sulla famiglia, sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere non genera certamente confusione di ruoli e di identità e non assume in sé un impianto ideologico bensì liberale. Mette al centro dell’unione famigliare i legami di affetto, di amore e di cura e non semplicemente una relazione sessuale e di procreazione. Favorisce il benessere di quei bambini e di quelle bambine che già vivono in famiglie omogenitoriali oppure hanno un genitore che si è scoperto gay o lesbica dopo un’unione eterosessuale. Offre la possibilità ai e alle preadolescenti di sentirsi cittadini al pari di tutti e di tutte e autorizzati ad innamorarsi del compagno piuttosto che della compagna di classe senza vergogna né sensi di colpa.
Sono sicuro e so per certo che nella chiesa cattolica italiana ci sono comunità e presbiteri, oltre che religiosi e religiose nonché insegnanti di IRC, ampiamente d’accordo con la promozione di un’educazione libera da stereotipi di genere, da posizioni omo-lesbo-trasfobe e aperta alle diverse forme di amore. Anche nella scuola e nell’università vi sono gruppi di docenti e centri di ricerca che da anni promuovono progetti orientati in tale senso. Sarebbe bene che in circostanze come questa esprimessero apertamente il loro sostegno alla scuola laica e plurale, dando così la misura dell’intelligenza che anima anche la chiesa, la scuola e l’università contro la miopia degli opinion makers che dominano lo spazio pubblico e mediatico. Come a livello internazionale fanno la differenza le cosiddette “LGBTQI-Straight Alliance” ovvero quelle organizzazioni o gruppi non LGBT che sostengono i diritti LGBT alleandosi alle loro cause, ci vorrebbero alleanze tra persone e organizzazioni che pensano onestamente le forme e i percorsi per un’educazione libera da pregiudizi non solo etnici e religiosi, ma anche di genere e sessuali. Forse così potremo uscire da sterili scenari “pro o contro il genere” oppure “pro o contro la famiglia” che alcuni desiderano dipingere come lo sfondo su cui si sta giocando la partita per la civiltà o la barbarie.

Massimo Modesti

Per consultare gli articoli e i comunicati citati si vedano i seguenti link:
http://www.istitutobeck.com/progetto-unar.html
http://www.avvenire.it/Cronaca/Pagine/ossessionato-dal-gender-unar-a-senso-unico.aspx

Gli opuscoli sono scaricabili cliccando sui seguenti link:
UNAR-File-Completo-Media1 UNAR-File-Completo-Media2 UNAR-File-Completo-Primaria

Pubblicato da Massimo Modesti, Ph.D.

Formatore, consulente e antropologo sociale, mi occupo di fornire conoscenze e strumenti per potenziare l'efficacia della leadership e della gestione di un team. Sono esperto di diversità e inclusione: mi piace aiutare a promuovere ambienti di lavoro dove tutti possano dare il proprio contributo e sentirsi ugualmente apprezzati nelle proprie caratteristiche personali.

6 pensieri riguardo “La triste vicenda degli opuscoli UNAR e l’accidentato percorso per una scuola laica e plurale in Italia

  1. Articolo 30 della costituzine Italiana: E’ dovere e diritto dei genitori, mantenere, istruire ed educare i figli. Lei non pensa che le considerazioni fatte nei libretti circa il fatto che la religiosità è uno dei fattori che possono determinare omofobia sia qualcosa di particolarmente irrispettoso delle famiglie che vogliono dare una formazione religiosa ai propri figli e che possono percepire quetsi libretti come antagonisti della propria missione educativa. I principi educativi emergono dai libretti suddetti presenta aspetti che andrebbero condivisi con le famiglie invece che imposti. Questa condivisione non c’è stata E poi quale è il senso che lei da alla parola laico, secondo me il senso è “rispettoso della pluralità religiosa e di credo”, di qualunque credo (religioso, filosofico, politico). La scuola MAI deve essere luogo di antagonismo con la famiglia ma sempre di COLLABORAZIONE, COINVOLGIMENTO, CO-PARTECIPAZIONE altrimenti perde la sua forza.

    1. Gentile Luca, sono d’accordo con lei che la laicità stia nel rispetto del pluralismo religioso così come delle posizioni di chi non ha un credo religioso e ha deciso di non impartire un’educazione religiosa ai propri figli e alle proprie figlie. Se anche solo badassimo a questo principio, dovremmo ammettere che la scuola italiana non ha ancora attuato il principio di laicità nelle sue prassi, dal momento che l’unico insegnamento religioso previsto è l’IRC e, chi decide di non avvalersene, non ha alternative se non di uscire di classe a fare “altro”. A questo proposito, da alcuni anni c’è un movimento nella scuola che promuove una riforma dell’IRC e auspica l’avvento di un’ “ora delle religioni”, ad esempio, e che ha trovato nella rivista Cem Mondialità un punto di riferimento per argomentare e costruire questa proposta. Tuttavia, tornando alla questione di cui si occupa il mio articolo, non mi sembra che in alcun modo parlare di pluralismo delle forme famigliari – anche omogenitoriali, ma non solo – sia irrispettoso di chi sceglie di impartire un’educazione cattolica ai propri figli: anzi, penso che offra l’opportunità a tutti, alunni e alunne, di sentirsi pari in quanto a dignità e valore, indipendentemente dal credo della propria famiglia o della forma in cui si esprime l’amore nelle relazioni famigliari. La questione piuttosto è la seguente: perchè una famiglia cattolica si sentirebbe minacciata da famiglie mussulmane, atee oppure con genitori dello stesso sesso o con un solo genitore? In cosa sarebbe “antagonista della missione educativa” di genitori cristiani cattolici credenti un materiale didattico (per insegnanti) che propone linee guida per costruire percorsi educativi anti-razzisti, anti-sessisti e anti-omo-transfobi? Le famiglie sono di tanti tipi, e se una contrattazione tra scuola e famiglia deve esserci, occorre inventare forme e spazi nuovi di partecipazione e collaborazione perchè quelli previsti dalla normativa non funzionano più. Se tale questione emergesse seriamente dai genitori – non solo sull’onda emotiva di una questione peraltro mal posta – sarebbe una grande rivoluzione per la scuola italiana!

  2. Ho già commentato più volte notizie di questo genere. Ripeto qui quanto già scritto altrove, per chi non mi avesse mai letto.
    Io sono nata da una famiglia ultracattolica, molto vicina al Vaticano, ho frequentato solo scuole di suore e di preti, dall’asilo al liceo. Non ho mai saputo cosa fosse l’omosessualità fino ai 15 anni, e fino a quell’età non ho mai conosciuto un omosessuale.
    Eppure sono una Trav, e lo ero già dall’età di 5 o 6 anni, semplicemente non sapevo cosa stavo vivendo perché nessuno me lo aveva spiegato. E poi c’è stata la pubertà, dove ho iniziato a sentire il bisogno di vestirmi con gli abiti di mia madre. Ma anche lì non capivo cosa mi stava succedendo, perché nessuno me lo aveva spiegato. Ho sofferto tantissimo per questo, e non avevo nessuno con cui parlarne.
    Se qualcuno mi avesse spiegato che oltre all’uomo etero e alla donna etero esistevano altre forme di sessualità, sarei vissuta molto meglio. È chissà, magari invece che rimanere una Trav, sarei diventata etero! (Scherzo! Ma serve per capire il senso del mio discorso: parlare di omosessualità non fa diventare omosessuali i bambini, allo stesso modo che non parlarne li conserva “etero”. Parlarne invece li aiuterà a scoprire se stessi e a capire come sono fatti).

    1. L’ipotesi del contagio che molti “ultracattolici” adducono come preoccupazione per la crescita e la formazione dell’identità sessuale dei bambini, oltre a non stare in piedi scientificamente, nasconde subdolamente l’idea che omosessualità e identità di genere non conforme siano patologie (malattie). Come dici tu io sono convinto che la possibilità di conoscere la pluralità delle forme in cui si esprime il genere e la sessualità, possa aiutare i bambini e le bambine a riconoscersi precocemente e ad evitare tante sofferenze. Anch’io nella mia esperienza di vita fino ai 30 anni non ho conosciuto altri maschi gay: me li sono dovuto andare a cercare. Per poi scoprire che alcuni amici dell’adolescenza lo erano. Grazie del racconto della tua esperienza, Loredana. Massimo

  3. considerato che sono inseriti senza avvertire le famiglie,come da regolamento, ci credo che sono fermati.

    Gia sono inserite in modo anticostituzionale per la scuola

    In più (parlo da educatore pure io-laureato in scienze dell’educazione) perchè devo insegnare a un bambino,alla generazione del domani, che sarà il sesso che si sentirà? oltretutto spacciando sta vac.. per lotta all’omofobia? come ha detto il Dott.amato in un intervento l’ideologia di gender e la lotta all’omofobia non centrano nulla-

    1. Gent. Francesco,
      non riesco a seguire il suo ragionamento e avrei bisogno di maggiori chiarimenti: che cosa sono inseriti e dove senza avvertire le famiglie? Si riferisce ai materiali didattici rivolti agli insegnanti nella strategia nazionale UNAR – Ministero delle Pari Opportunità? Se ho capito bene sostiene che siano “anti-costituzionali” questi prodotti rivolti agli insegnanti: in che senso? Quanto all’ultima considerazione ho la sensazione che non sia adeguatamente informato sui contenuti dei progetti di contrasto all’omofobia e di promozione di un’educazione libera da stereotipi di genere. Se riesce a chiarirmi e ad argomentare più dettagliatamente, forse riesco a comprendere meglio cosa intende dire e darle le informazioni che le mancano. I materiali didattici come vede sono disponibili e scaricabili dal mio sito.
      Un cordiale saluto,
      Massimo Modesti

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